RELAZIONE PAZIENTE: B.A.
GIUGNO 2002
Diagnosi medicina ufficiale: la paziente presenta due metastasi al polmone sinistro; i medici le consigliano la chemioterapia. Paradiagnosi: vedo due macchie polmonari bianche: il colore mi indica che non sono metastasi (di tipico colore nero) bensì di formazioni batteriche o virali, tipiche comunque di una malattia non grave. La mia paradiagnosi risulta quindi in contrasto con la diagnosi medica.GIUGNO 2003
La paziente si è sottoposta ad un ciclo di chemioterapia che però ha interrotto dopo il primo trattamento in quanto le causava troppi disturbi; essendo comunque sparita una delle due macchie, per rimuovere la seconda i medici le hanno suggerito un’operazione polmonare, che ha però evidenziato come la macchia non fosse una metastasi, bensì un residuo di una precedente polmonite. Durante la terapia pranopratica, continuo a non vedere nulla di anomalo nella paziente.AUTUNNO 2004
Diagnosi medicina ufficiale: la risonanza magnetica ha rilevato una macchia nel cervello (probabile neoplasia); la paziente soffre di dolori alla testa. I medici consigliano la radioterapia. Paradiagnosi: non vedo nulla di sospetto nella macchia della paziente; credo anzi che non si tratti una neoplasia, bensì della rottura di un piccolo capillare, che ha causato un travaso di sangue. I due capillari vicini, più piccoli, sono entrati in funzione per supplire alla mancanza di irrorazione di sangue da parte del capillare maggiore, ma sia perché sono più piccoli, sia perché sono entrati in azione poco dopo la rottura, la zona interessata non viene ossigenata come prima. Il dott. S., mio paziente per qualche tempo, noto agopuntore e patologo milanese, mi ha confermato che quello che ho visto effettivamente esiste, ma è visibile solo sezionando il cervello e guardandolo col microscopio. Nuovamente la mia paradiagnosi risulta in contrasto con la diagnosi medica. Terapia: lavoro sul capillare che si è rotto e sul grumo di sangue che si è creato al suo interno; attraverso l’energia Frequenziale che mando, il grumo si scioglie e il sangue torna a scorrere normalmente nel capillare, precedentemente occluso. Una volta liberato il capillare maggiore, la pressione sugli altri due diminuisce.GENNAIO 2005
La paziente ha effettuato un ciclo di radioterapia. Probabilmente proprio la radioterapia le ha provocato una necrosi cerebrale. Diagnosi medicina ufficiale: rimane la macchia precedentemente descritta (probabile neoplasia); necrosi cerebrale ed edema cerebrale (quest’ultimo probabilmente dovuto alla macchia sospetta). Disturbi correlati: mal di testa, confusione, insensibilità, dolori alla parte destra del corpo, non riesce a scrivere e talvolta ad esprimersi, confonde la destra con la sinistra. Assume 200 gocce di cortisone al giorno. I medici consigliano l’ago aspirato (con tutti i rischi connessi) per verificare la natura della macchia. L’attenzione non è posta sulla necrosi, ritenuta ormai tessuto morto. Paradiagnosi: vedo la necrosi non come tessuto morto bensì come una macchia nera profonda, con all’interno liquido infetto; superficialmente assomiglia ad un taglio, che si è infettato internamente e che racchiude una forte componente batteriologica. Confermo l’edema cerebrale, che ritengo causato proprio dal liquido infetto sopra descritto. Per questo motivo, ho sconsigliato alla paziente l’ago aspirato. Nuovamente diagnosi e paradiagnosi non coincidono.DIAGNOSI MEDICINA UFFICIALE
Macchia sospetta nel cervello (probabile neoplasia)
Necrosi
Edema (causato dalla macchia sospetta)
attenzione sulla macchia, ritenuta causa dei disturbi della paziente.
PARADIAGNOSI
Travaso di sangue dovuto alla rottura di un piccolo capillare
Ferita profonda infetta, piena di liquido batteriologico
Edema (causato dal liquido infetto della “necrosi”)
attenzione sulla ferita (per i medici: necrosi), il cui liquido infetto è ritenuto la causa dei disturbi della paziente.